lunedì 8 dicembre 2014

Souvenir dal Vietnam: cicatrici e cacca di faina


Continuo la serie di racconti legati ai souvenirs

Capita che alcuni dei souvenirs ce li portiamo a spasso per il mondo anche dopo la fine del viaggio. Tra queste le cicatrici.
Come diceva Tyler Durden? "Fanculo, non voglio morire senza cicatrici addoso"
Beh, io di cicatrice qualcuna ce l'ho. Una piccolina sul polso per aver rotto con una manata un uovo di zucchero, una scheggia si infilò nella pelle, la sentivo sotto la crosticina ma non dissi nula perchè ad otto anni si ha già imparato che quando si fanno le cazzate è meglio tenere la bocca chiusa...
Quella sul ginocchio destro per un tubo di ferro, quella di fianco all'occhio per essere passato dietro mia madre che passava lo straccio per i pavimenti (preso la legnata al volo in faccia), quelle sulla mano sinistra su cui ho versato un paio di litri di silicone fuso a lavoro. Ognuna mi ha insegnato una lezione...che io l'abbia o meno recepita questo è un altro discorso.

La parte del corpo più piena di cicatrici però è il ginocchio destro, e non solo per un intervento di artroscopia a 18 anni, ma per una bella caduta in moto in VietNam.

Nel centro del paese c'è una comunità di chopperisti che si fanno chiamare Easy Riders. Sono dei tassisti motorizzati, portano i turisti da un lato all'altro del paese in moto con le valigie. Come per ogni altra cosa in Viet Nam ne esistono almeno due o tre imitazioni, una peggio dell'altra e gli Easy riders non facevano eccezione.(ci sono anche imitazioni delle donne...brrrr).
Mi trovavo a Hue, intenzionato a non fare più un solo chilometro in treno in quella parte di mondo. I treni Vietnamiti sono sempre in orario, va detto per onestà. Ma al posto dei letti hanno panche di legno, partono sempre alla sera ed arrivano alle 5 del mattino, ora in cui ci si sveglia in praticamente tutta l'Asia. Questo significa sempre arrivare almeno 6 ore prima che sia possibile farsi dare una stanza in un albergo/pensione/ostello, quindi stare in giro mezza giornata rincoglioniti dal viaggio e dalla levataccia a perder tempo.
Togliete l'argento e metteteci l'oro...detto tutto
Per questo cerco per la città un chopperista e quando lo trovo gli do fastidio finchè non mi trova qualcuno disposto ad affittarmi la sua moto. Eh, sì, io in moto non mi ci faccio portare, ho sudato la mia patente internazionale prima della partenza e godo sempre nell'esibirla con gesto arioso e solenne ad ogni posto di blocco. Sono stato fermato OVUNQUE: Cile, dopo 200 metri fuori dal vialetto. Indonesia: unico fermato tra 500 altri ragazzi in scooter durante la megabigiata di fine anno di tutte le scuole di Mataram.
Filippine, a bordo di una Honda shadow dorata da pappone, mi è toccato corrompere il poliziotto...corrompere...ci siamo accordati per una riduzione dell'ammenda pecuniaria, suvvia...era notte fonda ed io avevo fretta.

Trovo il signor Cuòng, l'uomo più piccolo che abbia mai visto, a parte i pigmei in Africa! Mi presterà la sua moto, ma solo se gli dimostro di saper guidare. Ed è così che mi trovo su una moto con la sella a mezzo metro da terra ed il cambio sottosopra a guidare in ciabatte per le strade della vecchia capitale. Senza casco, ovviamente. Test passato, ci troveremo tra una settimana a Hoi An, poco più a sud, perchè prima lui ha da fare una "consegna" (una turista americana che deve arrivare a Na Thrang, l'Ibiza del mar della Cina meridionale, famosa per le feste in spiaggia e per la diffusione di droghe che cancellano la memoria ed i soldi nel portafogli dei turisti in 15 minuti).

Noi d'altro canto abbiamo da incontrare Andrès ed Edurne, fare un'immersione nelle nebbie (l'immersione più inutile della mia vita, visibilità di un metro su un fondale di sabbia...che odio buttare i soldi!) e fare compere nel quartiere dei sarti più famoso del paese, quindi non ci sono grossi problemi.
Così una mattina di una settimana dopo carichiamo le moto e partiamo sotto lo sguardo divertito dello staff dell'albergo. S^, anche in mezzo ad un viaggio da saccopelisti qualche albergo ci scappa. Contrariamente agli altri ospiti però noi siamo vestiti da trekking, non abbiamo autista nè guida e di sicuro non siamo vestiti da minchioni in vacanza in Florida. Ma per risparmiare 10 euro non vale la pena di prendere le piattole in ostello in quella parte del mondo.

La partenza è comica, la moto è carica in modo grottesco, in pieno stile sudest asiatico, ovvero non è possibile pensare di aggiungere nemmeno uno spillo: la parola d'ordine è:se si capisce ancora che è una moto vuol dire che c'è ancora spazio per qualcosa o qualcuno.

Miriamo verso l'interno, verso le montagne ed il famoso sentiero di Ho Chi Minh, la strada che correva nascosta tra le piantagioni di caffè e le cascate lungo il confine col Laos, là dove gli Americani nonpotevano vedere i convogli di armi e provviste trasportate in bicicletta nella foresta.
Abbandoniamo dopo qualche ora le risaie ed i traghettamenti dei canali ed arriviamo ai piedi delle montagne dove ci fermiamo per la notte. Cuong ci sta mostrando il VietNam più vero, nel bene e nel male. E' odioso, non regge l'alcool, è politicamente scorretto e gretto in maniera macchiettistica. Basta una birra e ci racconta con voce sguaiata barzellette in cui le minoranze etniche fanno vengono dipinte come esseri poco superiori agli animali, mimando in mezzo al ristorante sonori amplessi con capre, monaci e ragazzine perverse. Ci dice che i vietnamiti vogliono solo i soldi, che conta solo quello...quindi stramazza dalla sedia e ci rimanda alla mattina successiva.
Cuong mi insegnaa mangiare uno strano Ban Xeo
Ma Cuong non era che un uomo esasperato che nascondeva la sua sensibilità sotto una veste irritante. Ho davvero visto uno scorcio del suo paese e del suo popolo grazie a lui e col tempo ho dato la giusta dimensione a ciò che tiene gli stranieri a distanza dall'essenza di quei luoghi.

Giorno due, le montagne! dopo quattro ore di salita è ilmomento della discesa! la moto si lascia guidare con le pedane, è leggera e non importa che non abbia motore, mi diverto come un matto a soli 60km all'ora tra paesaggi stupendi.
 Un cantiere non segnalato dietro una curva in discesa, abbandonato da giorni con la strada sventrata. Non è il primo che attraverso nè il più difficile, ma la moto non sta dritta e posso solo tenerla finchè non si ferma e fare in modo che non mi cada su una gamba, è talmente carica che è impossimile saltar giù e rimanere in piedi. Prima di capire se sono tutto intero mi giro per vedere se Viv sta bene,terrorizzato, ma mi pare che non abbia niente di rotto. E' stata sbalzata quindi non è rimasta sotto la moto. SOno confuso e mentalmente esamino la situazione.
Poco prima della caduta
Oggi molte parti della strada di HoChiMinh sono asfaltate...molte no.  Ed è proprio su una di queste che rovinosamente sono caduto, tradito da un sasso e da una grossa buca piena di schegge di pietra affilate. Ne tolgo 4 dal ginocchio che si gonfia a vista d'occhio, ho i pantaloni strappati ed insanguinati, l'avambraccio ha decine di tagli e graffi, la mano...la mano è coperta di sangue e piccoli sassi. Viv grida imprecazioni in antico nordico (filologia germanica ed islandese sono corsi utili certe volte) mentre si disinfetta le ferite con il GEL LAVAMANI!!!
 Sappiamo che si può fare, conosco tutti gli ingredienti, ma questo non significa che non bruci come alcool denaturato, quello rosso che mio nonno mi spruzzava sulle ferite quando cadevo in bicicletta...una specie di tortura, io e mio fratello ne eravamo terrorizzati.
Io tolgo i sassi dalle ferite sulla mano nel bagno di una pompa di benzina abbandonata. Il palmo non ha quasi più pelle ed abbiamo un kit di pronto soccorso minuscolo. Siamo in mezzo alle montagne a due giorni dall'ospedale più vicino. L'unica cosa che posso fare è cercare un villaggio in cui vendano tintura di iodio, garze sterili e bende.
Questa caduta ha trasformato il resto del viaggio in una specie di corsa alla sopravvivenza. Il mio ginocchio era sempre più gonfio, la pioggia rendeva guidare ancora più difficile perchè la fasciatura sulla mano si inzuppava così come le scarpe e con 30°C sotto le tute di plastica si suda che tanto vale prendersi tutta l'acqua. Ogni volta che c'era un pezzo di sterrato ci veniva da piangere per la paura di cadere ancora, eravamo psicologicamente sfiniti. Arriviamo a DaLat che quasi baciamo terra...
5 giorni...otto ore al giorno...1200 chilometri, buca più, buca meno. Media di...35km/h? forse 40? Abbiamo mangiato dove al posto delle aragoste nell'acquario si scelgono le tartarughe, ci hanno chiesto di posare davanti ai carri armati americani in un monumento alla guerra (ho fatto presente che noi non eravamo americani, ma mi è stato risposto che importava poco, sarebbero stati lieti di mentire...) e dormito in un paio di posti da camionisti.

Ora riguardo quelle cicatrici sul ginocchio e penso che almeno una cosa per me l'hanno fatta.Mi hanno dato una sorta di battesimo. Si dice che non sei un vero motociclista finchè non baci l'asfalto. Beh, non è un cazzo di rito iniziatico di cui porti una cicatrice come prova, è il segno che ti lascia dentro. Il superare al paura di rimetterti sulla moto ed imparare a rispettare il pericolo, perchè basta un momento di disattenzione e l'esperienza che ti manca pesa come la pietra al collo di uno che nuota in un fiume profondo.


Mentre aspetto il mio Weasel coffe ad Hanoi
E la cacca di faina? certo, dimenticavo. Esiste in Viet Nam il miglior caffè del mondo, vince premi a ripetizione ed ha il più alto costo all'etto nel mondo. A renderlo particolare è il fatto che ci siano mustelidi allevati perchè mangino i frutti nelle piantagioni di caffè. I succhi gastrici non digeriscono il seme che viene deietto così com'è, ma il trattamento enzimatico nell'intestino libera la vera aroma. Basta raccoglierlo, lavarlo (bene!!!), tostarlo e tritarlo.
Buonissimo...basta non pensarci
Tra le risaie con una LiFang




Un ponte nelle vicinanze di Hue





Ed ora ci dovremmo pure salire in due?!?

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