martedì 20 maggio 2014

Laos,4000 isole: ricette, ragni fritti, tramonti e truffe sul Mekong

Sarà che in questi giorni ho nostalgia di viaggiare, sarà che ho preparato un decotto di lemongrass e lime che sta gelando in frigorifero e che ho assaggiato in Laos, ma mi è tornata alla mente il mio primo pasto lao.

Due giorni prima eravamo partiti da Phnom Penh, capitale della Cambogia, viaggiando in autobus fino a Kracheh. Di quel viaggio ricordo una montagna di cavallette e ragni fritti ad un autogrill dove ho comprato semplici banane fritte...gli autogrill non sono esattamente come siamo abituati ad immaginarli...sono piazzole di terra con qualche baracca ed i banchetti che vendono snacks.

Ricordo che al banchetto dei ragni fritti un bambino stava giocando con un ragno vivo. Era più grande della sua mano. Saluto in Khmer, lui mi porge il ragno. Era grande come la sua mano, nero e grasso, probabilmente stordito ed esausto. Gli ho chiesto a gesti se mordesse, lui con un sorriso di sfida ha annuito. Uno dei miei peggiori difetti è sempre stato quello di non saper fare buon viso a cattivo gioco quando si parla di sfide, sarà per questo che non scommetto mai. Fatto sta che mi ritrovo con questo grosso coso che mi cammina sulla mano. Il bambino sorride, gli rendo il ragno e riprendo a respirare.       
   
La mezza giornata a Kracheh ci permette di conoscere due sposini italiani in viaggio e di cercarci il passaggio per la tratta successiva, quella che ci avrebbe portato alle 4000 isole, un punto in cui il corso del fiume Mekong si allarga a creare cascate, rapide ed una miriade di isole grandi alcuni chilometri quadrati o longhi solo pochi metri. Quattromila, secondo l'idea locale. E' stato un confine naturale tra le montagne del Laos e le pianure della Cambogia, un ostacolo commerciale tra la Cina e le coste dell'oceano indiano. Anche gli occidentali ci hanno provato a superarle a fine '800. Avevano costruito una ferrovia nella foresta per collegare i due lati delle rapide ed imbarcazioni che potevano essere smontate in sezioni e trasportate su rotaia.

Trovare un passaggio da Kracheh all'altro lato del confine è un esempio di come si passi dal turismo al viaggio senza rendersi conto nel giro di alcuni mesi. Cerchiamo sul posto una persona che abbia un furgone, ci accordiamo con altri per il trasporto oltre confine: la mattina successiva su un pullman a 12 posti ci troviamo in 16 con relativo bagaglio, una pianta, una scatola di polistirolo piena di pesci gatto vivi, sacchi di frutta secca e pacchetti da consegnare. Lungo la strada raccogliamo altra gente, scarichiamo e carichiamo merce, ci sediamo uno in braccio all'altro per farci stare tutto. Metà della gente locale dorme, poi si sveglia di soprassalto e vomita dal finestrino. Eppure ci sembra tutto normale... Veniamo trasferitisu un altro autobus, questa volta un turistico, finchè non ci tocca fare un paio di chilometri a piedi per scoprire che il barcaiolo che ci deve portare su una chiatta dall'altro lato del fiume non esiste. Bastardi, ci tocca pagare un traghettatore extra. Sono solo pochi dollari, ma in quei momenti viene voglia di fare una strage. Come scopriremo a caro prezzo quello che era il paese del sorriso è diventato un paese in cui la polizia è corrotta e parte delle truffe...

Arrivati finalmente dall'altro lato ci sistemiamo in un alberghetto sul fiume. Descrivere il posto non ha senso, le fotografie rendono meglio l'idea:


 
E' anche uno dei momenti in cui riesco a guardarmi con gli occhi della persona che ero solo un anno prima e non posso che sorridere e farmi fare una foto:

Due foto che tengo nella memoria sono queste qui sotto. Una mattina mi sveglio verso le quattro, è ancora buio ma si capisce che sta per albeggiare.

Scivolo fuori dal letto e mi vesto, prendo la macchina ed esco.
Mi siedo sulla riva del fiume, aspetto. Ammiro...in questo sono cambiato: solo tre mesi prima in un'alba ad Uluru ho fatto circa 30 foto, quella mattina non ci riuscivo. Volevo solo guardare e godermi il silenzio. E' strano come il concetto di silenzio sia diventato non l'assenza di suoni ma l'assenza di inquinamento umano. Un silenzio senza suoni lo si avverte di notte in una cantina di città, ma non comunica un senso di pace. Stare seduto a guardare le luci col solo rumore quieto dell'acqua e dei qualche uccello che si svegliava, quello era il vero silenzio come abbiamo imparato a concepirlo.


Di quei giorni alle 4000 isole ricordo il senso di lontananza dal mondo "reale" (raramente ho percepito il senso di relativismo del termine "realtà" comein quei giorn), l'aver fatto una foto con una polaroid dopo oltre 20anni grazie ad un gruppo di ragazze francesi, il bagno nel Mekong in mutande ed una lunga lunga chiacchierata in barca con un personal trainer nigeriano, Sam.

Sam fuggito dalla Nigeria, Delta state, per  andare in Italia dove non ha mai messo piede. Sam che è stato dirottato a Dubai come operaio edile e che una volta scoperto è dovuto fuggire,fuggire verso l'unico posto che fa davvero problemi con l'immigrazione: la Cina.

Sam che sembra un modello da giornale di fitness e che per 5 anni si inventa personal trainer fingendosi americano. Sam che impara il mestiere, l'anatomia, la buona alimentazione ed i carichi di lavoro, poi torna in Nigeria.

Mi ha detto: "Sono tornato a casa per creare una palestra di body building, l'ho detto ai miei amici che sono rimasti zitti e poi mi hanno chiesto se stessi bene, se non fossi impazzito...mi hanno chiesto se davvero volessi farmi pagare per faticare a sollevare pesi da gente che passa la vita a lavorare come una bestia da soma"

Sam che ha capito che il suo mondo non era più dov'era nato...e che non aveva più una casa.


Ma ora torno alla cucina lao!
Del mio primo giuorno in Laos alle 4000 isole ricordo di avere pranzato alle tre del pomeriggio sotto una tettoia lungo il fiume, di aver provato lo sticky rice che su una tavola lao non manca mai, a costo di essere l'unica cosa da mangiare, e questa insalata fredda di pollo con lemongrass chiamata Chicken Lap (o Lap khai). Il fascino della cucina asiatica tradizionale per me sta nei mille ingredienti che si nascondono nel gusto finale. Sapori caratteristici che uno straniero non sa individuare, come ascoltare una musica jazz dall'armonia complicata e non riuscire a riconoscere un accordo. Sarà un La? sarà un Mi a cui mancano un paio di note? è un diminuito, certo, ma qualcosa non torna...come uno di quegli accordi che non compaiono sui libri di chitarra perchè non sono niente di preciso,ma senza cui la canzone sembra un piatto senza sale.
La ricetta è presa dal blog di una cuoca thai-lao-canadese, Manivan Larprom.
http://thai-laos-food.blogspot.it/2006/09/lap-chicken.html



PS: due ricordi: una panachè stupenda in una giornata afosa ed i segni di una processionaria toccata accidentalmente a causa della quale ho dovuto coprire le dita di scotch per quasi una settimana, Dal prurito volevo staccarle a morsi se solo le sfioravo. La processionaria è un piccolo bruco peloso...questo era più grosso del mio dito medio, dito che gli avrei mostrato ripetutamente se l'avessi incontrato di nuovo...
Ho passato ore su internet prima di essere sicuro di non essere stato punto da qualcosa di letale. Solo una settimana prima avevo conosciuto una ragazza a Phnom Penh che si era svegliata in ospedale dopo essere stata punta da un ragnetto nel nord del Laos quattro giorni prima!

Panachè Lao!
Non toccare i bruchi pelosi, fanno male!






giovedì 8 maggio 2014

Valparaiso brucia!

Circa dieci giorni fa ho letto le news internazionali ed ho saputo che i cerros (le colline) sopra la città di Valparaiso (Cile) stavano bruciando(articolo). Ho seguito per giorni le vicende nellasperanza che il fuoco non arrivasse alle zone abitate della periferia. Migliaia di case abbarbicate sui ripidi versanti delle colline che degradano verso il porto, vicoli e scalinate famose per i murales eseguiti a pennello come a bombola, stencil o mosaico un po' in tutta la città.
Ho fatto circa 180 foto solo a queste opere di street art, alcune divertenti, altre politiche, alcune realmente artistiche, altre semplice street art in cui l'idea distopica prevale sul gusto estetico. Credo che in Sudamerica la street art sia vissuta in maniera molto più libera, sana e produttiva, a differenza di quanto succede in Europa, dove solo gli studi di architettura sembrano avere il diritto di decidere come rendere la città più bella ed artistica a livello di arredo urbano.
La cosa che mi ha stupito fin dai primi giorni a Buenos Aires è il modo in cui questi disegni siano prima di tutto veicoli di messaggi più o meno leggeri. Mi dispiace non aver avuto la prontezza di fotografare un murale dall'estetica sovietica inneggiante a valori di eguaglianza sociale e libertà dei popoli. Stupendo, ma ero su un autobus stracarico in un giorno in cui il traffico era impazzito. Da giorni era in corso una specie di guerriglia sindacale tra lavoratori della metropolitana (la Subte, come la chiamano a BA) e le forze di polizia che si occupavano di mantenere attivo il servizio. La mattina di quel giorno, prima dell'alba, si stava tenendo una assemblea plenaria con tutti i sindacati in una grande galleria sotterranea. Pacifica.
Ma questo la polizia non lo sapeva ed aveva schierato i poliziotti in tenuta antisommossa. Ci è voluto poco perchè il malinteso si trasformasse in una battaglia paralizzando la città. Chiunque possedesse una macchina la stava usando, chiunque non l'avesse stava assaltando gli autobus sgangherati del servizio di superficie. Il risultato è stato un caos che entrambe le parti quella mattina stavano facendo di tutto per evitare... così è la vita...
Ma questa digressione è molto lontana da Valparaiso ed i suoi cerros dipinti da artisti anonimi (anche se un topo volante porta una firma da pelle d'oca nella street art). Forse molti di questi disegni non esistono più, per questo ho preso un'ottantina di foto a caso e le ho messe qui.
Nella speranza che non vengano dimenticate le emozioni