martedì 16 dicembre 2014

One year has passed (part 2)

Questo video l'ho girato sull'Himalaya dopo una lunga camminata in quota, 4600 metri partendo da Manang (3500m). Ero sfinito, ero da solo e le montagne intorno erano 100 volte più belle di qualsiasi video avessi potuto girare.
Ho tirato fuori il cellulare ed ho parlato. Perchè ci abbia messo più di un anno a tirare fuori questo video non lo so...forse perchè è difficilissimo per me tirare fuori le emozioni, mi sento (e sono) goffo, di parlare troppo e di dire un decimo di quello che vorrei. Questo video è stato fatto come se parlassi ai miei genitori in un tentativo di far sentire quello che sentivo io...ma non avevo modo di mandarglielo.
Sì, sembro folle e ridicolo, mi vergogno a guardarmi che sembro scemo, non avevo idea di cosa dire...ma ci sono cose che fanno tirare fuori tutto come viene. Essere da solo in quel posto è stato una specie di crisi mistica.
E' un buon riassunto di quello che sarebbe potuto essere il post precedente un anno e due mesi fa.


Hey, io ci ho provato a ruotarlo 'sto video, ma non si riesce a caricarlo dritto...prima o poi ci riuscirò, per adesso o girate la testa come i pappagalli o mettete lo schermo per traverso. 
Torniamo tecnotrogloditi, alle volte fa quasi bene...

Ciao!

PS:ringrazio la persona che mi ha spinto a postarlo ;)

martedì 9 dicembre 2014

One year has passed (since I wrote my note/ I should have known it right from the start)



(non appena avrò una connessione decente aggiungerò foto al post, come faccio sempre...)

Questo post avrei dovuto inserirlo giorni fa…il 29 novembre, per la precisione. Due anni dalla partenza ed un anno dal ritorno dal viaggio. Ma la verità è che quel giorno ho fatto di tutto per evitare di pensarci. Le mie giornate nella settimana precedente sono state un continuo rincorrere le attività mentali per tener lontani i pensieri. Conosco molte persone che a Dicembre con la fine dell’anno fanno un bilancio, per me sarebbe stato inevitabilmente lo stesso…LO E’ stato…alla fine i bilanci finiamo per farli anche se non vogliamo.

Quando incontravo la gente in viaggio e gli parlavo della mia scelta di mollare le certezze che avevo costruito la domanda che mi veniva fatta più spesso era: ne è valsa la pena?

Istintivamente avrei risposto di sì ad occhi chiusi, ma il lato razionale di me mi portava verso la prudenza: avrei fatto le mie valutazioni un anno dopo, perché in viaggio è facile essere entusiasti, ma una volta tornati dover affrontare lo stress non è facile. Lo stress di cambiare ritmo di vita, le giornate ed i posti comunque sempre uguali, non conoscere gente nuova ogni giorno, non avere sfide nuove…e soprattutto lo stress di ricominciare la vita. Cercare un lavoro per mesi, trovarlo e magari cambiarlo, passare mesi 8 ore al giorno su linkedin, monster ed affini senza ricevere risposte, alla fine trovare qualcosa, studiare cose nuove per diventare presto produttivo, chiedersi se sia il caso di trasferirsi lontano o “più lontano”, perdere le persone perché si fanno scelte che ci portano lontano…o “più lontano”.
Ovviamente l'anno di viaggio è stato fantastico. Ho imparato una lingua nuova, ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare e conosciuto gente che non avrei mai sognato esistesse. Ho visto posti che mi hanno fatto venir fame di vederne altri e sfidato me stesso ogni giorno fino a diventare "dipendente" dal mettermi in discussione ad ogni sfida. Sono sempre io, quello di tre anni fa, ma ho meno paura di rischiare, forse. Resto sempre uno che prima di saltare da una scogliera nel mare controlla che non ci siano sassi sotto, ma a differenza di prima non resto paralizzato.

Come sto un anno dopo? Non lo so davvero come sto…ma posso scrivere dove sono stato durante l’anno e dove sono adesso...almeno per certi argomenti.

Da Febbraio ad Aprile ho lavorato a Como per una start up, ma non poteva durare…è stata una bella esperienza ma tanti saluti e grazie. Nel frattempo però ho messo da parte i soldi per comprare la mia prima moto e non avete idea di quanto ci tenessi, di quanto fosse importante per me. Mio padre col primo stipendio comprò una moto…era una macchina di morte, ci fece sì e no 500km e due incidenti nei primi 50, poi l’ha lasciata sbriciolarsi nella ruggine nei 30 anni successivi…ma aveva un senso! Io invece la moto la amo ed il senso è completamente diverso…

Da Aprile a Giugno ho cercato lavoro…ed ho finito per trovarlo e per trasferirmi. Vivo a Mirandola dove faccio “quello dei materiali” in un’azienda biomedicale ma l’impegno principale è essere project manager per una azienda controllata che ha sede in Valtellina. Ho conosciuto persone nuove alcune delle quali mi sorprendono ogni giorno. Ho portato il progetto in Commissione Europea a Bruxelles ed anche se io ero solo una delle 50 tessere del puzzle la cosa mi ha emozionato.

Ho cominciato a fare il turnista (turnamico, in realtà) per portare in giro il disco del mio amico Batti, quello che ha fatto uscire proprio nel giorno del mio ritorno dal viaggio, scelta che mi ha lasciato senza fiato, ed ora sono in un gruppo che pur tra problemi di tempo ed impegni è un gruppo che adoro. La sala prove è una fucina della demenza e sono persone vere e mature…La musica per me è sempre stata importantissima ed anche se un anno senza toccare un basso ha compromesso il mio livello come musicista (addio muscolatura, flessibilità dei tendini e velocità, ben tornate tendiniti e crampi) la mancanza del suonare è stata una delle più difficili da tenere a bada. Ho *bisogno* della musica suonata.

Poi Viv…beh, non siamo tornati a vivere insieme e lei la settimana che mi sono trasferito a Mirandola è andata a vivere in Svezia. Il suo sogno fin da adolescente, non posso che essere felice per lei…ed ancora oggi il legame che ci unisce è grande, vado a trovarla ogni tanto, parliamo di viaggi e posti sempre più difficili da visitare. In realtà lei è la parte di cui mi è più difficile parlare...

Ci sarebbero altre mille cose da dire, ma interessa forse a qualcuno? Sarebbe solo un altro elenco di fatti miei per prendere tempo...Non sarò mai del tutto soddisfatto di dove sono, avrò sempre fame di mondo e di esperienze, di gente sincera e di novità.

La domanda era: ne è valsa la pena?

La risposta è una sola, per me

HELL, YEAH!

“…Time passed, and one day he returned, with a vision.
Once he talked to the first stranger he met
it was clear that in his absence nothing had changed,
but him…”

lunedì 8 dicembre 2014

Souvenir dal Vietnam: cicatrici e cacca di faina


Continuo la serie di racconti legati ai souvenirs

Capita che alcuni dei souvenirs ce li portiamo a spasso per il mondo anche dopo la fine del viaggio. Tra queste le cicatrici.
Come diceva Tyler Durden? "Fanculo, non voglio morire senza cicatrici addoso"
Beh, io di cicatrice qualcuna ce l'ho. Una piccolina sul polso per aver rotto con una manata un uovo di zucchero, una scheggia si infilò nella pelle, la sentivo sotto la crosticina ma non dissi nula perchè ad otto anni si ha già imparato che quando si fanno le cazzate è meglio tenere la bocca chiusa...
Quella sul ginocchio destro per un tubo di ferro, quella di fianco all'occhio per essere passato dietro mia madre che passava lo straccio per i pavimenti (preso la legnata al volo in faccia), quelle sulla mano sinistra su cui ho versato un paio di litri di silicone fuso a lavoro. Ognuna mi ha insegnato una lezione...che io l'abbia o meno recepita questo è un altro discorso.

La parte del corpo più piena di cicatrici però è il ginocchio destro, e non solo per un intervento di artroscopia a 18 anni, ma per una bella caduta in moto in VietNam.

Nel centro del paese c'è una comunità di chopperisti che si fanno chiamare Easy Riders. Sono dei tassisti motorizzati, portano i turisti da un lato all'altro del paese in moto con le valigie. Come per ogni altra cosa in Viet Nam ne esistono almeno due o tre imitazioni, una peggio dell'altra e gli Easy riders non facevano eccezione.(ci sono anche imitazioni delle donne...brrrr).
Mi trovavo a Hue, intenzionato a non fare più un solo chilometro in treno in quella parte di mondo. I treni Vietnamiti sono sempre in orario, va detto per onestà. Ma al posto dei letti hanno panche di legno, partono sempre alla sera ed arrivano alle 5 del mattino, ora in cui ci si sveglia in praticamente tutta l'Asia. Questo significa sempre arrivare almeno 6 ore prima che sia possibile farsi dare una stanza in un albergo/pensione/ostello, quindi stare in giro mezza giornata rincoglioniti dal viaggio e dalla levataccia a perder tempo.
Togliete l'argento e metteteci l'oro...detto tutto
Per questo cerco per la città un chopperista e quando lo trovo gli do fastidio finchè non mi trova qualcuno disposto ad affittarmi la sua moto. Eh, sì, io in moto non mi ci faccio portare, ho sudato la mia patente internazionale prima della partenza e godo sempre nell'esibirla con gesto arioso e solenne ad ogni posto di blocco. Sono stato fermato OVUNQUE: Cile, dopo 200 metri fuori dal vialetto. Indonesia: unico fermato tra 500 altri ragazzi in scooter durante la megabigiata di fine anno di tutte le scuole di Mataram.
Filippine, a bordo di una Honda shadow dorata da pappone, mi è toccato corrompere il poliziotto...corrompere...ci siamo accordati per una riduzione dell'ammenda pecuniaria, suvvia...era notte fonda ed io avevo fretta.

Trovo il signor Cuòng, l'uomo più piccolo che abbia mai visto, a parte i pigmei in Africa! Mi presterà la sua moto, ma solo se gli dimostro di saper guidare. Ed è così che mi trovo su una moto con la sella a mezzo metro da terra ed il cambio sottosopra a guidare in ciabatte per le strade della vecchia capitale. Senza casco, ovviamente. Test passato, ci troveremo tra una settimana a Hoi An, poco più a sud, perchè prima lui ha da fare una "consegna" (una turista americana che deve arrivare a Na Thrang, l'Ibiza del mar della Cina meridionale, famosa per le feste in spiaggia e per la diffusione di droghe che cancellano la memoria ed i soldi nel portafogli dei turisti in 15 minuti).

Noi d'altro canto abbiamo da incontrare Andrès ed Edurne, fare un'immersione nelle nebbie (l'immersione più inutile della mia vita, visibilità di un metro su un fondale di sabbia...che odio buttare i soldi!) e fare compere nel quartiere dei sarti più famoso del paese, quindi non ci sono grossi problemi.
Così una mattina di una settimana dopo carichiamo le moto e partiamo sotto lo sguardo divertito dello staff dell'albergo. S^, anche in mezzo ad un viaggio da saccopelisti qualche albergo ci scappa. Contrariamente agli altri ospiti però noi siamo vestiti da trekking, non abbiamo autista nè guida e di sicuro non siamo vestiti da minchioni in vacanza in Florida. Ma per risparmiare 10 euro non vale la pena di prendere le piattole in ostello in quella parte del mondo.

La partenza è comica, la moto è carica in modo grottesco, in pieno stile sudest asiatico, ovvero non è possibile pensare di aggiungere nemmeno uno spillo: la parola d'ordine è:se si capisce ancora che è una moto vuol dire che c'è ancora spazio per qualcosa o qualcuno.

Miriamo verso l'interno, verso le montagne ed il famoso sentiero di Ho Chi Minh, la strada che correva nascosta tra le piantagioni di caffè e le cascate lungo il confine col Laos, là dove gli Americani nonpotevano vedere i convogli di armi e provviste trasportate in bicicletta nella foresta.
Abbandoniamo dopo qualche ora le risaie ed i traghettamenti dei canali ed arriviamo ai piedi delle montagne dove ci fermiamo per la notte. Cuong ci sta mostrando il VietNam più vero, nel bene e nel male. E' odioso, non regge l'alcool, è politicamente scorretto e gretto in maniera macchiettistica. Basta una birra e ci racconta con voce sguaiata barzellette in cui le minoranze etniche fanno vengono dipinte come esseri poco superiori agli animali, mimando in mezzo al ristorante sonori amplessi con capre, monaci e ragazzine perverse. Ci dice che i vietnamiti vogliono solo i soldi, che conta solo quello...quindi stramazza dalla sedia e ci rimanda alla mattina successiva.
Cuong mi insegnaa mangiare uno strano Ban Xeo
Ma Cuong non era che un uomo esasperato che nascondeva la sua sensibilità sotto una veste irritante. Ho davvero visto uno scorcio del suo paese e del suo popolo grazie a lui e col tempo ho dato la giusta dimensione a ciò che tiene gli stranieri a distanza dall'essenza di quei luoghi.

Giorno due, le montagne! dopo quattro ore di salita è ilmomento della discesa! la moto si lascia guidare con le pedane, è leggera e non importa che non abbia motore, mi diverto come un matto a soli 60km all'ora tra paesaggi stupendi.
 Un cantiere non segnalato dietro una curva in discesa, abbandonato da giorni con la strada sventrata. Non è il primo che attraverso nè il più difficile, ma la moto non sta dritta e posso solo tenerla finchè non si ferma e fare in modo che non mi cada su una gamba, è talmente carica che è impossimile saltar giù e rimanere in piedi. Prima di capire se sono tutto intero mi giro per vedere se Viv sta bene,terrorizzato, ma mi pare che non abbia niente di rotto. E' stata sbalzata quindi non è rimasta sotto la moto. SOno confuso e mentalmente esamino la situazione.
Poco prima della caduta
Oggi molte parti della strada di HoChiMinh sono asfaltate...molte no.  Ed è proprio su una di queste che rovinosamente sono caduto, tradito da un sasso e da una grossa buca piena di schegge di pietra affilate. Ne tolgo 4 dal ginocchio che si gonfia a vista d'occhio, ho i pantaloni strappati ed insanguinati, l'avambraccio ha decine di tagli e graffi, la mano...la mano è coperta di sangue e piccoli sassi. Viv grida imprecazioni in antico nordico (filologia germanica ed islandese sono corsi utili certe volte) mentre si disinfetta le ferite con il GEL LAVAMANI!!!
 Sappiamo che si può fare, conosco tutti gli ingredienti, ma questo non significa che non bruci come alcool denaturato, quello rosso che mio nonno mi spruzzava sulle ferite quando cadevo in bicicletta...una specie di tortura, io e mio fratello ne eravamo terrorizzati.
Io tolgo i sassi dalle ferite sulla mano nel bagno di una pompa di benzina abbandonata. Il palmo non ha quasi più pelle ed abbiamo un kit di pronto soccorso minuscolo. Siamo in mezzo alle montagne a due giorni dall'ospedale più vicino. L'unica cosa che posso fare è cercare un villaggio in cui vendano tintura di iodio, garze sterili e bende.
Questa caduta ha trasformato il resto del viaggio in una specie di corsa alla sopravvivenza. Il mio ginocchio era sempre più gonfio, la pioggia rendeva guidare ancora più difficile perchè la fasciatura sulla mano si inzuppava così come le scarpe e con 30°C sotto le tute di plastica si suda che tanto vale prendersi tutta l'acqua. Ogni volta che c'era un pezzo di sterrato ci veniva da piangere per la paura di cadere ancora, eravamo psicologicamente sfiniti. Arriviamo a DaLat che quasi baciamo terra...
5 giorni...otto ore al giorno...1200 chilometri, buca più, buca meno. Media di...35km/h? forse 40? Abbiamo mangiato dove al posto delle aragoste nell'acquario si scelgono le tartarughe, ci hanno chiesto di posare davanti ai carri armati americani in un monumento alla guerra (ho fatto presente che noi non eravamo americani, ma mi è stato risposto che importava poco, sarebbero stati lieti di mentire...) e dormito in un paio di posti da camionisti.

Ora riguardo quelle cicatrici sul ginocchio e penso che almeno una cosa per me l'hanno fatta.Mi hanno dato una sorta di battesimo. Si dice che non sei un vero motociclista finchè non baci l'asfalto. Beh, non è un cazzo di rito iniziatico di cui porti una cicatrice come prova, è il segno che ti lascia dentro. Il superare al paura di rimetterti sulla moto ed imparare a rispettare il pericolo, perchè basta un momento di disattenzione e l'esperienza che ti manca pesa come la pietra al collo di uno che nuota in un fiume profondo.


Mentre aspetto il mio Weasel coffe ad Hanoi
E la cacca di faina? certo, dimenticavo. Esiste in Viet Nam il miglior caffè del mondo, vince premi a ripetizione ed ha il più alto costo all'etto nel mondo. A renderlo particolare è il fatto che ci siano mustelidi allevati perchè mangino i frutti nelle piantagioni di caffè. I succhi gastrici non digeriscono il seme che viene deietto così com'è, ma il trattamento enzimatico nell'intestino libera la vera aroma. Basta raccoglierlo, lavarlo (bene!!!), tostarlo e tritarlo.
Buonissimo...basta non pensarci
Tra le risaie con una LiFang




Un ponte nelle vicinanze di Hue





Ed ora ci dovremmo pure salire in due?!?