martedì 9 dicembre 2014

One year has passed (since I wrote my note/ I should have known it right from the start)



(non appena avrò una connessione decente aggiungerò foto al post, come faccio sempre...)

Questo post avrei dovuto inserirlo giorni fa…il 29 novembre, per la precisione. Due anni dalla partenza ed un anno dal ritorno dal viaggio. Ma la verità è che quel giorno ho fatto di tutto per evitare di pensarci. Le mie giornate nella settimana precedente sono state un continuo rincorrere le attività mentali per tener lontani i pensieri. Conosco molte persone che a Dicembre con la fine dell’anno fanno un bilancio, per me sarebbe stato inevitabilmente lo stesso…LO E’ stato…alla fine i bilanci finiamo per farli anche se non vogliamo.

Quando incontravo la gente in viaggio e gli parlavo della mia scelta di mollare le certezze che avevo costruito la domanda che mi veniva fatta più spesso era: ne è valsa la pena?

Istintivamente avrei risposto di sì ad occhi chiusi, ma il lato razionale di me mi portava verso la prudenza: avrei fatto le mie valutazioni un anno dopo, perché in viaggio è facile essere entusiasti, ma una volta tornati dover affrontare lo stress non è facile. Lo stress di cambiare ritmo di vita, le giornate ed i posti comunque sempre uguali, non conoscere gente nuova ogni giorno, non avere sfide nuove…e soprattutto lo stress di ricominciare la vita. Cercare un lavoro per mesi, trovarlo e magari cambiarlo, passare mesi 8 ore al giorno su linkedin, monster ed affini senza ricevere risposte, alla fine trovare qualcosa, studiare cose nuove per diventare presto produttivo, chiedersi se sia il caso di trasferirsi lontano o “più lontano”, perdere le persone perché si fanno scelte che ci portano lontano…o “più lontano”.
Ovviamente l'anno di viaggio è stato fantastico. Ho imparato una lingua nuova, ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare e conosciuto gente che non avrei mai sognato esistesse. Ho visto posti che mi hanno fatto venir fame di vederne altri e sfidato me stesso ogni giorno fino a diventare "dipendente" dal mettermi in discussione ad ogni sfida. Sono sempre io, quello di tre anni fa, ma ho meno paura di rischiare, forse. Resto sempre uno che prima di saltare da una scogliera nel mare controlla che non ci siano sassi sotto, ma a differenza di prima non resto paralizzato.

Come sto un anno dopo? Non lo so davvero come sto…ma posso scrivere dove sono stato durante l’anno e dove sono adesso...almeno per certi argomenti.

Da Febbraio ad Aprile ho lavorato a Como per una start up, ma non poteva durare…è stata una bella esperienza ma tanti saluti e grazie. Nel frattempo però ho messo da parte i soldi per comprare la mia prima moto e non avete idea di quanto ci tenessi, di quanto fosse importante per me. Mio padre col primo stipendio comprò una moto…era una macchina di morte, ci fece sì e no 500km e due incidenti nei primi 50, poi l’ha lasciata sbriciolarsi nella ruggine nei 30 anni successivi…ma aveva un senso! Io invece la moto la amo ed il senso è completamente diverso…

Da Aprile a Giugno ho cercato lavoro…ed ho finito per trovarlo e per trasferirmi. Vivo a Mirandola dove faccio “quello dei materiali” in un’azienda biomedicale ma l’impegno principale è essere project manager per una azienda controllata che ha sede in Valtellina. Ho conosciuto persone nuove alcune delle quali mi sorprendono ogni giorno. Ho portato il progetto in Commissione Europea a Bruxelles ed anche se io ero solo una delle 50 tessere del puzzle la cosa mi ha emozionato.

Ho cominciato a fare il turnista (turnamico, in realtà) per portare in giro il disco del mio amico Batti, quello che ha fatto uscire proprio nel giorno del mio ritorno dal viaggio, scelta che mi ha lasciato senza fiato, ed ora sono in un gruppo che pur tra problemi di tempo ed impegni è un gruppo che adoro. La sala prove è una fucina della demenza e sono persone vere e mature…La musica per me è sempre stata importantissima ed anche se un anno senza toccare un basso ha compromesso il mio livello come musicista (addio muscolatura, flessibilità dei tendini e velocità, ben tornate tendiniti e crampi) la mancanza del suonare è stata una delle più difficili da tenere a bada. Ho *bisogno* della musica suonata.

Poi Viv…beh, non siamo tornati a vivere insieme e lei la settimana che mi sono trasferito a Mirandola è andata a vivere in Svezia. Il suo sogno fin da adolescente, non posso che essere felice per lei…ed ancora oggi il legame che ci unisce è grande, vado a trovarla ogni tanto, parliamo di viaggi e posti sempre più difficili da visitare. In realtà lei è la parte di cui mi è più difficile parlare...

Ci sarebbero altre mille cose da dire, ma interessa forse a qualcuno? Sarebbe solo un altro elenco di fatti miei per prendere tempo...Non sarò mai del tutto soddisfatto di dove sono, avrò sempre fame di mondo e di esperienze, di gente sincera e di novità.

La domanda era: ne è valsa la pena?

La risposta è una sola, per me

HELL, YEAH!

“…Time passed, and one day he returned, with a vision.
Once he talked to the first stranger he met
it was clear that in his absence nothing had changed,
but him…”

1 commento:

  1. per quello che vale io starei ore a leggere delle mille cose che hai da raccontare..
    anche se preferirei sentirle a voce, magari davanti ad una birretta :*

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