lunedì 24 dicembre 2012

Puerto Natales - El Calafate

Attraverso le pianure della Patagonia, non un albero per decine di chilometri attorno a me e le vibrazioni dell'autobus che corre su una strada di sassi. In lontananza le Ande innevate giocano a nascondino con me dietro le nuvole che un vento impensabile altrove muove come una mandria di elefanti di fumo mentre nelle mie orecchie scorre una musica nata in luoghi così diversi ed ambientata nello spazio profondo: Sideshow symphonies degli Arcturus, uno dei miei dischi preferiti di sempre, profondo, completo, complesso, introspettivo e sperimentale. Il viaggio fuori dal tempo e dallo spazio, la solitudine affollata di demoni e fantasmi, dagli scherzi della mente e della memoria in un cielo freddo e buio, tentacoli
velenosi dal passato rotolano e scivolano sempre più vicino, inizia così il racconto del risveglio dall'ibernazione di un viaggiatore dello spazio. Per tutto il disco non si riesce a capire se le voci intorno a può siano compagni di viaggio o i demoni di cui parla molte volte il protagonista, rapito dal suo delirio al chiarore della luna. Un viaggio verso il nulla ed attraverso un nulla che lo obbliga a viaggiare dentro se stesso ed s confrontarsi con i sui demoni, con i mostri nascosti nel rumore di fondo dell'esistenza.
...o forse é solo un bel disco di buona musica che racconta una storia senza capo né coda che non ha nemmeno un finale, se non quella Hufsa cantata in un norvegese quasi aulico che sembra dire: noi abbiamo letto Aniara, non é una coincidenza.
Però a me piace quando posso vedere un po' di me nella musica, anche se chi l'ha composta poteva avere in mente altro,
...ed in questo momento, come é per il mago di The Void dei Beardfish, mi sento come il naufrago dello spazio e del tempo, lontano dalla realtà che mi apparteneva e che non so se ritroveró mai, sempre che ritorni e che non sia stata sepolta dalle sabbie del tempo. Come in Mondo senza tempo, il libro che stavo leggendo proprio un anno fa...

Nessun commento:

Posta un commento