Giovedì è andata la prima dose di vaccino contro la Rabbia...brucia un po' rispetto agli altri :P
A parte questo dato di cronaca devo dire che mi è venuto in mente il romanzo di Chuck Palahniuk, Rabbia. Palahniuck è uno dei miei autori preferiti ma non ho problemi a dire che certi suoi libri sianodavvero delle perdite di tempo e di soldi. Spendere 7-8-10 o più euro per un brutto libro è già un errore, spendere magari settimane a leggerlo controvoglia è un delitto contro se stessi...motivo per cui ne ho lasciati a metà ben due. Devo dire che a parte un paio di libri poco più che carini gli altri sono, per un motivo o per un altro, dei capolavori.
E' un autore molto forte dal punto di vista stilistico ed emotivo, quindi è normale che generi giudizi altrettanto forti e netti: o piace alla follia o viene ritenuto spazzatura.
Io ne sono puntualmente stregato e Rabbia è tra i suoi uno dei libri che mi è piaciuto di più dopo Invisible monsters e Fight club.
Avrei un sacco di riflessioni da condividere su questo libro, sullo spirito antisociale, sulla libertà personale violata dai media...ma sarebbero in buona parte prive di senso senza avere letto il ibro ed allo stesso tempo sarebbero uno spoiler dal gusto sadico per chi volesse leggerlo. I libri di Palahniuck sono così, hanno tutti un colpo di scena che rivela qualcosa che il lettore ha intuito da molte pagine ma che non ha avuto il coraggio di ammettere a se stesso.
Due commenti autorevoli (Wall street Journal e Times) sullo stile di Palahniuck sono stati:
-La sua scrittura è come un polpo che tentacolo dopo tentacolo ti avviluppa e ti trascina in un buco nero nell'abisso
-Un pugno nello stomaco quando meno te lo aspetti
Tutti siamo a conoscenza di una fetta molto più consistente di verità di quanto non vogliamo ammettere, troppo spesso sappiamo o intuiamo cose che non ci piacerebbe sapere ed ignoriamo in maniera più o meno volontaria. Ignoriamo il mondo che inizia a mangiarsi da solo, ignoriamo una società che ignora i propri problemi pur avendoli davanti agli occhi giorno dopo giorno, scegliamo di ignorare ciò che ci ferisce ogni singolo giorno.
Sempre più spesso ogni presa di coscienza è dolorosa, ci sentiamo più maturi ogni volta eppure più deboli, come se il mito della caverna fosse solo una piccola parte della storia da raccontare. Per questo in molti tornano a sedersi di fronte alle ombre proiettate dal fuoco. E credo sarebbero i più.
Per chi invece sceglie di guardare il mondo resta quasi un senso di solitudine, ma si sa che tornare indietro non è un'opzione percorribile.
Molti dei trucchi letterari di Palahniuck trovano appoggio proprio su questo meccanismo psicologico, per questo risultano così sconcertanti, come fossero pervasi da un cinismo compiaciuto.
Tra una settimana secondo shot, il 20 di settembre, per il mio compleanno.
Prosit
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