-questo sarà un post poco inerente al viaggio…a dire il vero
non c’entra quasi per nulla, ma questo blog non deve essere un diario, è più
una scatola in cui lanciare i miei pensieri, no? -
Dopo diversi mesi che non succedeva molto sul fronte
concerti sono riuscito ad andare a vederne ben due nel giro di pochi giorni. Il
primo è stato il concerto di un amico in birreria, molto divertente, ben
suonato, bell’ambiente, il secondo è stato un rocambolesco concerto dei
Paradise lost. Rocambolesco perché deciso 4 ore prima del concerto stesso, perché
conoscevo 10 persone che andavano ma con cui non avevo preso accordi precisi e
soprattutto perché nessuna di queste aveva il biglietto, cosa che significa “potrei
paccare all’ultimo minuto”.
La musica è sempre stata una parte importante della mia
vita, della mia quotidianità. Posseggo centinaia di dischi originali che
conosco in gran parte a memoria, posseggo vinili rari che colleziono e
centellino come bottiglie d’annata, ho speso da sempre i miei soldi di
adolescente in CD e strumenti. E per i concerti, ne ho visti centinaia e ne ho
fatti tanti anch’io, ho suonato un sacco di anni con un sacco di gruppi un
sacco di generi musicali diversi conoscendo molte delle persone più care che
abbia avuto nella vita. E sono un metallaro, quindi la conoscenza maniacale dei
gruppi è nella mia natura. I metallari sono fatti così, deve sempre sembrare
che abbiamo passato anni a studiare per ore i gruppi del passato, le canzoni,
le formazioni…un fanatismo religioso! E questa forma di religione trova la sua
massima espressione nel concerto!
Come amava ripetere con tono compiaciuto un mio detestabile
professore di Cristianesimo Istituzionale Scolastico (chiamiamo le cose con il
loro nome!) “ogni religione ha bisogno di tre cose: testa, testo e contesto”
La frase in se mi è sempre sembrata una solenne vaccata, ma
non ero io il laureato in teologia…in effetti un po’ di senso potrebbe averlo
senza quel “testa” ch serve solo a fare assonanza col resto della triade. Fosse
stato “idea”, “concetto”, “dottrina”…comunque ogni religione può essere
individuata da questi tre elementi.
Sorvoliamo sulla “testa”, ma parliamo degli altri due:
-testo: bibbia, corano,torah…o libretti dei CD! Ogni retro
di copertina è un testo sacro per l’amante della musica, ogni testo le parole
di un salmo in lode alla divina Musica
-contesto: comunità religiosa, rito religioso… o momento di
aggregazione come un concerto, appunto!
Ed ecco che questo evento diventa per chi ascolta un certo
genere di musica come la messa della domenica…ci si sente quasi in colpa a non
andare…ci si sente lontani dalla divinità…e spesso si viene guardati con
diffidenza dagli altri “fedeli”
Per chi non avesse idea di cosa sto parlando cercherò di
fare una breve istantanea di qualcosa che sta in parte scomparendo da qualche
anno a questa parte. Come fosse un raduno religioso centinaia (a volte
migliaia, più raramente intere orde barbariche) di fans vengono da tutto il
paese per vedere lo show. Conosco (e stimo grandemente) gente che prende un
giorno di ferie per spararsi 6 ore di treno per i concerti anche 10 volte l’anno.
Ho incontrato anche chi dalla Sicilia è venuto a vedere concerti a Milano per
anni. Le ore prima del concerto sono passate rigorosamente in coda stringendo
amicizie con persone che si rivedrà quasi sempre solo in altre code dei
concerti degli anni a venire. Si discute l’ultimo album della band, i concerti
visti in passato, le recensioni su internet delle date fatte in altre città d’Europa…e
puntualmente un paio di invasati finiscono inesorabilmente alla gara del “chi
ce l’ha più lungo”, ovvero l’elenco dei 150 concerti visti negli ultimi 10
anni, le condizioni climatiche più estreme in cui si è stati in fila ai
festival e l’orrore dei panini coi crauti dei megaraduni in Germania!
Questo rito preliminare con annesso rosario corale di
commenti,racconti, parabole dura diverse ore durante le quali cresce un senso
di eccitazione, gli ultimi 20 minuti prima dell’apertura dei cancelli sembrano
non passare mai. Il biglietto è stato comprato settimane prima, gli ultimi 10
giorni sono passati cercando di assorbire ogni nota degli ultimi albums, ogni
verso dei testi e non si sta quasi più nelle scarpe dall’impazienza. Le
transenne vengono scostate, i biglietti strappati e si corre a perdifiato verso
il palco. Chi raggiunge la prima fila è ad un passo dall’altare, può quasi
toccare Dio con una mano! Poi il concerto inizia e le parole studiate per anni diventano
un inno collettivo, sembra davvero di ascoltare la preghiera più sentita che si
possa immaginare mentre i musicisti, che in un primo momento vengono “venerati”
come dei diventano alti sacerdoti, tramite tra l’uomo/fan ed il dio/musica!
Non è uno scherzo, in molti la vivono davvero così…me
compreso, spesso. Non che voglia essere blasfemo paragonando un concerto alla
religione (non che mi importi molto, devo dire…) ma vedo ogni volta una
somiglianza spiazzante nelle emozioni del pubblico.
Ho visto gente piangere per una canzone che si ascoltava 20
anni prima da adolescenti (e parlo di bestioni da Harley e rissa con le catene.
Mi sono gettato nel mare in tempesta del mosh
pit più brutale e sentirmi sicuro e coccolato mentre le emozioni esplodevano
tutto intorno selvagge.
Ho sentito il canto estatico di centinaia di migliaia di
persone intorno a me ai concerti di band storiche come Iron Maiden e Metallica,
un’emozione che raramente ho percepito anche nelle cerimonie più importanti.
Ma avevo detto che questo post avrebbe avuto qualcosa a che
fare col viaggio, no? Beh, pare che abbiamo trovato il primo concerto da vedere
on the road: gli Argephy!
Gruppo power metal un po’ datato e magari non troppo
originale, ma andare a vedere un concerto in SudAmerica di una band locale ha
un sapore tutto particolare! Sarà una delle mille cose che produrranno quello
strano senso di “straniamento” che si avverte quando si vivono esperienze a cui
si è abituati ma in contesti completamente diversi. SO exciting! e chissà quante altre volte mi capiterà in quest'anno di vedere un concerto...spererei nei Pathogen in Australia, a casa loro... e già mi mancheranno anfibi, jeans e giacca di pelle più del letto di casa mia!
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