Serve un piccolo aggiornamento?
Sì, sarebbe d'obbligo...beh, ho ripreso una vita quasi normale, ho trovato un lavoro, costruisco il cielo! Poi ci sarà da cercar casa, rimettersi nel ritmo di una vita normale...
No, non lo nascondo, per quanto sia felice delle persone e delle cose che ho ritrovato, dei progetti che sto costruendo...mi manca viaggiare.
Mi manca quando apro l'armadio e ci sono troppi vestiti inutili, quando vedo nell'angolo della stanza lo zaimno che non ho avuto il coraggio di riporre nel soppalco, quando guardo il telegiornale e mi sembra parli di un posto molto più lontano di quanto non mi sembrasse quando in giro per il mondo leggevo ogni giorni i giornali online.
Mi manca sentire lingue diverse, parlare con gente che ha deciso di uscire dal mondo in cui sono cresciuti, mi manca mangiare cibi esotici anche poveri e ripetitivi, sono arrivato a farmi il pho* da solo! Viaggiare è una cosa che ti resta dentro, non dico niente di nuovo, ed ora mi sta anche passando la sindrome da rientro. Nei primi mesi tutto il viaggio sembrava così lontano, irreale, l'emozione se n'era andata e non riuscivo a scrivere mezza riga sulle mille sensazioni annotate mentalmente durante quest'anno. Ora qualcosa sta cambiando, sarà che sto costruendo più concretamente le radici nel terreno e per effetto di rimbalzo questo mi fa sentire vincolato come un mutuo di 30 anni su una casa.
Sì, è una delle mie solite paure, in questo caso quella di non poter cambiare le cose.Ma di quest'anno una delel cose in cui sono riuscito è stato l'andare a caccia delle mie paure per affrontarle. Dico non a caso "affrontarle", perchè vincerle non è possibile, si impara a controllarle ed a non farsi condizionare nelle scelte.
Ho affrontato la paura del vuoto, ho sempre odiato tuffarmi dall'alto, saltare appeso alle corde e scivolare sugli scivoli troppo ripidi come la U alta 20 metri dell'acquafan di Riccione.
In risposta ho saltato dai tetti delle barche ad Halong Bay, da un albero dentro una cascata in Laos e dentro un pozzo naturale in mezzo al deserto del Cile, senza contare il saltare in una scarpata col parapendio in Nepal.
Le altre paure erano associate al mare: i barracuda e restare incastrato in un relitto e finire l'aria. Se la mia prima immersione ha rotto il ghiaccio con i Barracuda giganti,l'avessi saputo non mi sarei immerso probabilmente... l'ultima delle immersioni alle isole Perhenthians (Malesia) ha risolto la paura dei branchi di barracuda, visto che mi hanno nuotato "attraverso" saettando verso qualcosa di incomprensibile e degnandomi della stessa attenzione che riservavano ad un pezzo di legno.
La stessa immersione è stata l'occasione per sfidare la paura di rimanere intrappolato in un relitto. Dopo essere rimasto incastrato in una grotta assieme ad un austriaco (un consiglio spassionato:scegliete sempre divemasters cicciottelli quando ci sono boulders o grotte!) l'unica paura esa il buio ed il fare consapevolmente la scelta di entrare. Quel senso di paralisi che c'è prima di saltare da un trampolino troppo alto, lo stesso che fa perdere le occasioni della vita per paura di staccare i piedi da terra. Questo è quello che ho guadagnato dallo sfidare le paure, non il domare le paure stesse ma l'avere scoperto che quella paralisi si può vincere e che le occasioni possono essere agguantate con un balzo al momento giusto, se si ha il coraggio di fare quel salto.
*Pho: zuppa tradizionale vietnamita a base di brodo di bufalo, tagliatelle di riso, coriandolo fresco, limore e peperoncino.
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